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Storia di IV Miglio dalle origini agli anni ’50

Vincenzo Giovannini – Via Appia all’altezza del IV Miglio

(Articolo estratto dal vecchio sito www.santarcisio.org)

L’ANTICHITÀ

I nomi che sono sulla bocca di tutti per indicare le strade e le località del IV Miglio segnano la storia della zona. Già il nome del quartiere al Quarto Miglio Appio fa riferimento alla Via Appia Antica e indica esattamente la distanza dal Campidoglio, punto di riferimento per tutte le strade dell’Impero romano.

Alla fine del II sec d.C. esisteva lungo il tratto “nostro” della Via Appia Antica una vasta borgata che dal IV Miliario della strada dove era sorta prendeva il nome di ad Quartum.

La Via Appia che segue un confine “naturale” della nostra zona, aveva stazioni di servizio pubbliche per alloggio e cambio di cavalli. L’importanza di traffici che si svolgevano lungo di essa richiamò un’attività edilizia spesso esuberante. E non erano solo sepolcri ma singole abitazioni e ville lussuose che si alternavano a templi, borghi sacri, villaggi re borgate, impianti termali, ecc, fino alle tombe e alle basiliche dei Martiri cristiani.

Il tratto di strada Quarto Miglio della Via Appia Antica fa parte di quello scavato e sistemato dal Canova nel secolo scorso, che per primo volle lasciare i pezzi archeologici sul luogo stesso del ritrovamento, come testimonianza storica. Per questo motivo possiamo riferire i nomi a noi familiari di molte delle nostre vie a punti ben precisi che hanno il loro corrispondente in un luogo o in un cimelio antico della Via Appia.

Potremmo dire subito che IV Miglio Appio è sempre stato considerato fuori della città di Roma, l’inizio dell’Agro Romano. Ne è prova il fatto che lungo l’Appia Pignatelli, a sinistra per chi viene da Roma, esiste uno dei più bei gioielli dell’architettura romana, il tempio del dio Redicolo, il dio del Ritorno (da “redeco”). Quando un romano lasciava, percorrendo l’Appia, la sua città, da questo luogo salutava l’ultima vista delle mura, augurandosi il ritorno; o, ne salutava la prima vista e ne ringraziava il dio. Altri dicono che proprio in questo luogo Annibale sarebbe stato persuaso a non assaltare Roma e a tornare sui suoi passi.

Elenchiamo ora alcuni personaggi che hanno il nome delle nostre strade.
Cecilia Metella. figlia del console Cecilio Metello Cretico Quinto Cecilio e moglie di un certo Crasso, ha sull’Appia Antica il monumento più famoso e noto in tutto il mondo. Ad esso fanno riferimento le vecchie carte topografiche, dove pochissimi nomi segnano la vasta zona ove oggi sorge IV Miglio. Sulla collina, attorno al Mausoleo di Cecilia Metella, circa ove era il terzo miliario appio, nel secondo secolo sorgeva il celebre Triopio, magnifico complesso unitario, chiamato così in ricordo di un famoso santuario fondato dal re della Tessaglia Tripia. Il Triopio era caratterizzato specialmente da una villa costruita da Erode Attico, e comprendente anche il tempio al dio Redicolo. Enormemente ricco, retore e filosofo, precettore dei futuri imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero, aveva ereditato dalla moglie Annia Regilla, chiamata “luce della casa e signora della contrada”, vastissimi terreni sull’Appia.
Tra il terzo e il quarto miglio vi è un rudere di un sepolcro detto di Seneca. Si legge che Seneca, durante la sua lunga agonia, topo essersi tagliato le vene delle braccia e delle gambe, conversando con alcuni intimi, espresse il desiderio di essere sepolto presso una casa di campagna al IV Miglio.
Il costruttore della Via Appia fu Appio Claudio, il cieco. Nel 312 a.C. con un unico perfetto rettilineo, superando i colli Albani e le paludi Pontine collegò Roma a Capua. La Via Appia Antica è sorta sulla dorsale collinare, generata da una colata lavica scesa, al tempo dell’eruzione dei vulcani albani, dalle Frattocchie fino quasi alla Porta di San Sebastiano, alzando su il terreno rispetto alla pianura laziale. La famosa “puzzolana” con la quale sono costruite ne nostre case, e che bene possiamo vedere, date le cave che appaiono qua e là, e le muraglie di tufo fiancheggianti ad esempio la Via Appia Pignatelli, sono testimonianze dell’origine vulcanica della nostra zona.

IL MEDIOEVO

Nel Medio Evo, la famiglia dei Caetani prese possesso della tomba di Cecilia Metella, trasformandola in una fortezza e imponendo una tassa agli utenti della Via Appia. Questa imposta scoraggiò i viaggiatori che lentamente abbandonarono il tratto di strada delle prime dieci miglia della Via Appia. Nasceva così, come alternativa, la Via Appia Nuova, che da Porta San Giovanni arrivava fino alle Frattocchie.
Il traffico lungo la Via Appia Antica veniva ad essere quasi nullo. L’abbandono nel quale si trovava in genere la zona fuori della città di Roma portò anche la Via Appia Antica al definitivo dissesto, a divenire fonte di pietre per la costruzione di palazzi e di strada, come stava già avvenendo per il Colosseo. Anche i briganti trovavano facile nascondiglio tra le sue rovine.
Nel 1700 la Via Appia Antica viene descritta come “abbandonata e deserta nella desolazione di una campagna malarica e spopolata”. Forse questo è anche un primo cenno di descrizione dell’area ove ora sorge il Quarto Miglio.
Solo nel 1853 la Via Appia Antica fu interamente ripulita e “restaurata” per opera di grandi artisti e letterati, e naturalmente per volere dei Papi Pio VI prima, negli ultimi anni del ‘700, di Pio VII e di Pio IX durante tutta la prima metà dell’800.

Continuando la rassegna di nomi familiari ricordiamo che Almone è il nome di un fiumicello formato da due vene d’acqua che ora alimentano due fontanili nella tenuta della Caffarella, da quella minerale detta Azuasanta e da altri ruscelli. Il nome Almone, nel Medioevo fu sopraffatto da quelli di Appia corrotto in Accia, onde si è formato il nome di Acquataccio.
La Via Appia Pignatelli è stata suggerita da una via che congiungeva l’Ardeatina con la Via Latina. Papa Innocenzo XII (A. Pignatelli) la ampliò, la ristrutturò portandola al percorso attuale che congiunge l’Appia Antica a quella nuova, nel 1700.
All’imbocco dell’Appia Pignatelli, in numerose tombe e iscrizioni veniva fatto cenno a due campi esistenti accanto: Ager Curtianus e Ager Talarchianus. Frontino parla di “fons curtianus”, dove ci sono le sorgenti dell’acqua Claudia. Può darsi che l’ager curtianus sia proprio li. L’ager Talarchianus era “in praedis Iliae Monimes”, con una “schola” dedicata a Silvano, il dio dei boschi: probabilmente è un campo posto sulla sinistra dell’odierna Appia Nuova, di fronte al campo di golf. Queste iscrizioni, visibili nel 1800, ora sono irreperibili. Nella stessa zona altri epitaffi, ora scomparsi o rimossi, erano dedicati a P. Aelius Andriscus, L. Volumnius.
Sulla sinistra della Via Appia Pignatelli, a circa 600 metri dall’inizio, si stacca una stradina che porta alla Chiesa di S. Urbano. Questa è forse l’adattamento di un tempio dedicato probabilmente a Cerere, annesso alla villa del ricchissimo Erode Attico. Ninfeo della stessa villa era facilmente la grotta cosiddetta della Ninfa Egeria, dall’altra parte del colle, mentre ad un centinaio di metri dalla Chiesa di S. Urbano vi era un boschetto detto Bosco Sacro.
Prima che la Via Appia Pignatelli incontri la Via Appia Nuova c’è un ponte con due lapidi, una sulla destra e una sulla sinistra. A destra, sormontata dallo stemma pontificio con tre “pignatte” c’è la scritta seguente: AD INUNDANTIBUS IMBRIUS IN SECURITATEM INNOC. XII PONT. MAX. ANNO JUBILAEI MDCC. A sinistra un’altra scritta dice: S P Q R RESTITUIT ET AMPLIAVIT A. D. MCMXXVII.
Il forte dell’Acquasanta, all’incrocio della Via Pignatelli con Via dell’Almone e della Via cecilia Metella, venne costruito alla fine dell’800, vicino alle sorgenti dell’acqua santa, e controllava le vie di accesso alla città divenuta capitale.
Via di Tor Carbone deriva il nome da una costruzione medioevale, oggi tronca, a sette metri di altezza, e si può ancora vedere a 700 metri dall’Appia Antica.
Il casale di Santa Maria Nuova, costruito già nel Medioevo su di una cisterna a due piani, in laterizio, appartenente alla villa dei Quintilii con preziosi e visibilissimi resti di fronte alla Chiesa dello Statuario, fu un tempo possesso, con la tenuta omonima che si estendeva fino all’Appia Nuova, del Monastero di S. Maria Nova in Roma. In alcune carte topografiche la zona di Quarto Miglio venne ancora indicata con questo nome.
Capo di Bove deve il suo nome dal fatto che nella parte più alta del mausoleo di Cecilia Metella è visibile un fregio di marmo scolpito tutto attorno, raffigurante festoni e crani bovini. Dove trovare altri punti di riferimento per denominare quel territorio?
Oltre a questi nomi che ricordano sia la storia dell’antica Roma come anche quella del Medioevo, ci sono al Quarto Miglio nomi che si riferiscono ai paesi d’origine degli abitanti di oggi: Lagonegro, Montescaglioso, Campomaggiore, Lauria, Irsinia, Rabbello, Venosa, Vallericcia ecc., quasi per ricordare a chi vi abita che si devono trovare come a casa loro, tanto è salubre e familiare questo lembo di terra, che conserva ancora distese di verde non soffocate dal cemento armato divorante, in molte parti, la caratteristica campagna romana abbellita dall’Acquedotto Claudio e Felice, monumenti che delimitano quasi spontaneamente il nostro territorio.
Il nome di una strada al Quarto Miglio unisce la storia romana e cristiana con quella attuale: Via di San Tarcisio. Tarcisio è il giovinetto martire romano, cui Papa damaso dedicò uno dei suoi carmi più belli nelle catacombe di San Callisto: TARSICIUM SANCTUM CHRISTI SACRAMENTA GERENTEM CUM MALE SANA MANUS PREMERET VULGARE PROFANIS IPSE ANIMAM VOLUIT DIMITTERE CAESUS PRODERE QUAM CANIBUS RABIDIS CAELESTIA MEMBRA.
A San Tarcisio Martire è dedicata l’attuale Chiesa Parrocchiale e a lui è affidato il Quartiere del Quarto Miglio, che lo venera come Patrono.

STORIA MODERNA DI QUARTO MIGLIO…

Nel 1904 don Orione chiese al papa Pio X di poter fondare una Missione nella Patagonia. La risposta fu che i suoi frati uscissero da Porta San Giovanni, e li facessero sorgere la loro missione.

Sono battute dell’inizio del nostro secolo. Di fatto è semplicemente spaventosa una descrizione del quartiere Appio di quel tempo. Si parla di “formicolaio di analfabeti, di cave di pozzolana divenute rifugio alle intemperie, di tuguri e baracche.

L’Appia viene presentata “ingombra del traffico ai Castelli Romani sulla quale correvano indifferenti le carrozze dirette alle Capannelle nei giorni delle corse; e bettole e bettole, nelle quali si svuotavano fiaschi di vino e si divoravano immani piatti di pastasciutta…” Andando indietro con gli anni qualche altro documento è più benevolo verso la nostra zona. Siamo nel 1714. Viene proposta ai Padri Cistercensi la erezione di una nuova parrocchia con sede nel “monastero di San Sebastiano”, “dove li detti Padri Cistercensi potranno assistere con ogni carità alli bisogni spirituali dei Vignaroli, Contadini, ed altri abitanti nelle medesime campagne”, “dove gli abitanti sono pochi e poveri; i fedeli obbligati a portare i loro bambini a battezzare al fonte unico di San Giovanni dopo un lungo e scomodissimo viaggio”.

I contadini della nuova parrocchia erano così espressi: “abbiamo diviso nel miglior dei modi e dismembrando dalla parrocchia lateranense, Vigne, Casali, Poderi ed altri luoghi di tal fatta, abitati e inabitati fuori Porta Capena cioè di San Sebastiano incominciando dal ruscello o piccolo fiume dell’Acqua detta comunemente ‘la Marrana di Acquataccio’ vicino la Chiesa chiamata del ‘Domine quo vadis’, così che il corso della stessa acqua, d’ora in avanti, sia il confine della parrocchia Lateranense e di questa nuova parrocchia di S. Sebastiano, la quale da destra di coloro che vengono dalla predetta Porta alla lodata Chiesa di S. Sebastiano. si estenda fino ai confini della Parrocchia di San Paolo fuori le mura; da sinistra invece fino alla palude falla quale nasce lo stesso piccolo fiume; indi per linea retta dalla stessa palude fino a metà della strada che passa tra le due vie pubbliche, quella cioè che porta a Marino e l’altra ad Albano, e per questa via si arriva alla Torre chiamata di Mezza Via di Albano inclusa; di poi, dal lato destro, parimenti venendo da Roma, fino al Casale detto di Torricola incluso e fino all’altro Casale detto volgarmente Vigna Murata compresa e sino agli altri confini della parrocchia di San Paolo”.
Nel 1826 la Parrocchia di S. Sebastiano viene affidata ai francescani. Riportiamo una scaletta che segna le parrocchie sorte in seguito nel territorio ora descritto:

  • Nel 1919 – viene eretta la Parrocchia di Ognissanti;
  • nel 1926 – quella di San Benedetto Abate;
  • nel 1930 – San Francesco Saverio alla Garbatella;
  • nel 1932 – Maria SS. del Divino Amore;
  • nel 1935 – la parrocchia della SS. Annunziata; nello stesso anno, il primo marzo, veniva eretta anche la parrocchia di San Tarcisio, affidata ai frati francescani.

Il territorio si estendeva da via dell’Almone fino alle Capannelle di Marino, sempre lungo la via Appia Nuova. Su questo territorio attualmente esistono quattro parrocchie, S. Ignazio allo StatuarioSanto Stefano a Torre FiscaleSanta Barbara alle Capannelle e S. Tarcisio.

È ovvio che la storia del nostro territorio si inserisce e coincide con la storia delle Parrocchie. E per venire a noi, segniamo come data importante il giorno 10 aprile 1927; è la domenica delle Palme, viene aperta al culto pubblico la prima Chiesetta dedicata al Martire romano della Eucaristia San Tarcisio tra via Palazzolo e via Galloro. I Frati di Via Merulana vengono a celebrarvi la Messa nei giorni di festa.

Prima che sorgesse questa chiesetta la località del Quarto Miglio era quasi sconosciuta e abbandonata. Tra l’Uva di Roma (Villa Malaguti) e l’Appia Pignatelli (Villa Parini) esisteva una piccola cooperativa di casette ad un piano con terrazzo: erano queste a dare l’impressione che il territorio fosse abitato. E’ sempre intorno a questa data (1927) che risale, anche la costruzione di baracche di legno adibite a scuole elementari dall’Ente Scuola Rurale, ancora visibili in via Galloro.
Nel 1930, la bonifica dell’Agro Romano interessò la zona dell’Oliveto, come attesta l’iscrizione posta nella Casa Cantoniera in via Appia Pignatelli. Nel 1932 gli abitanti di questa zona ebbero una gradita sorpresa: il Governatore di Roma denominava questa località ‘Borgata di San Tarcisio’.
Qui iniziano le prime note di cronaca: segnano, possiamo dirlo, il nascere di un interesse comune di questi abitanti che conoscevano, forse solo se stessi e il piccolo ciondolo di terra dove essi trascorrevano la giornata e la vita.

STORIA A MEMORIA D’UOMO

Le origini della parrocchia di San Tarcisio sono francescane, non soltanto per la povertà degli inizi, ma anche perché la sua prima cura pastorale è legata alla presenza dei Figli di San Francesco. Fin dal 1926-1927 essi vennero nella zona quasi deserta, in una cappellina radunando i pochi fedeli sparsi qua e là nei casolari. Quando nel 1933, P. Leonardo Bello fu eletto ministro generale dei frati minori, volentieri accettò la proposta del Vicariato di erigere una Parrocchia in una lunga fascia di territorio adiacente la via Appia, nonostante la povertà assoluta, i pochi mezzi e la mancanza di locali per le celebrazioni.
Il territorio della parrocchia è vasto, siamo nel 1935 e gli abitanti vengono così descritti: “La prima visita fatta alle famiglie della Parrocchia, la popolazione di S. Tarcisio si compose di elementi eterogenei ed è fluttuante… Risultano famiglie di agricoltori e pastori, provenienti dalla Bassa Italia, a coltivare e condurre le vaccherie dell’Agro Romano; le famiglie del pisano addette all’ippodromo delle corse, del resto poi poveri o impresari che piantano qua i loro depositi di materiali”.
Le famiglie sono 349 e formano una popolazione di 1558 persone.
Sono notizie che ci vengono offerte da testimonianze e da protagonisti. “L’affiatamento tra il popolo è deficiente e si tende alla vita egoista e di assenteismo. L’igiene delle abitazioni lascia a desiderare ed è troppo frequente il trovare in una stanza un’intera famiglia riunita ad usufruire di essa come cucina, camera, salotto. L’educazione elementare quasi non esiste”. “Il giorno 11 novembre 1935 si è inaugurato l’asilo infantile con 35 bambini. Vi assiste una suora e si distribuisce ogni giorno la minestra, mezza frutta e una cioccolata”.
Il 4 novembre dello stesso anno “… si è costruita fra un gruppo di giovani parrocchiani la società filodrammatica “San Tarcisio” che offre al popolo delle sane recite”.
Riporto queste curiosità perché ci fanno constatare come con il sorgere della Parrocchia la gente diviene “popolo”, nascono i primi interessi sociali, si organizza e mette a fuoco i propri problemi.
Sono le feste religiose che radunano le persone. Si legge che la processione del Corpus Domini del 1936 “portò seco il popolo completo”. In seno alla Confraternita del Santissimo Sacramento si è costituita una commissione speciale per il miglioramento della zona. “Attualmente essa svolge pratiche per le tariffe tranviarie, per il disciplinamento della distribuzione dell’Acqua Marcia nella Borgata di San Tarcisio e per la manutenzione stradale delle due Borgate”
Anche la costruzione di una Chiesa viene annunciata in un bollettino intitolato “Vita Parrocchiale” nel 1938: “Come sapete, una nuova Chiesa si dovrà costruire in Roma, dedicata al piccolo fanciullo romano san Tarcisio. Sorgerà al IV Miglio sulla via Appia Nuova, poco lungi dai pressi del suo martirio. La Chiesa volgerà il fronte nella direzione di Oriente, verso i luoghi santi lontani, verso il Santo Sepolcro, quasi a trovarsi nella via radiosa delle fede che di là emanò”.
Un linguaggio un po’ aulico che lascia capire però la nuova esigenza che viene a crearsi quando le persone di una zona desiderano incontrarsi e avere un luogo di riferimento comune.
Porta la data del 14 marzo 1938 un resoconto di una visita alla Parrocchia: “… è una parrocchia poverissima, di circa 2000 anime, sparse in territorio di compagna e collina di 6-7 Kmq circa. Non ha un vero centro, ma due gruppi di case staccate l’una dalle altre un kilometro circa e poi dei casolari sparsi qua e là con una popolazione sempre fluttuante di braccianti, operai e sfrattati… Moltissimo vi è da fare nello spirituale e tutto nel materiale. Tolta la strada provinciale, non vi sono ancora strade, non vi è medico, farmacia…” . Chi scrisse queste testimonianze ricevette l’incarico di Parroco neanche un mese dopo e si interessò “anima e corpo” per la costruzione della Chiesa. Era convinto infatti che se non fosse stata costruita subito, la guerra imminente ne avrebbe reso impossibile la realizzazione.

LA NASCITA DI QUARTO MIGLIO
Nella ridente e panoramica località di IV Miglio Appio, nella periferia a sud-est di Roma, verso i Colli Albani, non lungi dall’Appia Antica, la “regina viarum”, è sorta, in questi ultimi mesi, quasi per incanto, la Parrocchia, dedicata al caro giovinetto romano, “San Tarcisio Martire”. A questa notizia apparsa nel Bollettino Parrocchiale del 13 giugno 1939, fecero eco molti giornali.

La storia poi continua, e un lungo elenco di iniziative tende a rendere la vita degli abitanti, piccoli e grandi, sempre più umana.
Viene aperto un asilo infantile, si dona minestra e frutta, si costruiscono ponticelli e passerelle, si sta vicino a tutti durante la guerra che porta con sé episodi tragici e disperati…
È necessario poi incontrarsi per risollevarsi da tale flagello. Nell’immediato dopoguerra, il Comitato di Borgata costituito sotto la direzione del Parroco, si occupa degli innumerevoli bisogni della “zona periferica Appia, che comprende un territorio vastissimo, da via dell’Almone alle Capannelle di Marino, racchiudendo in sé le Borgate di IV Miglio, Statuario, Capannelle, Tor di Mezza Via, Acquasanta, Tor Fiscale e Cecilia Metella, tutte facente parte della Parrocchia di S. Tarcisio”. Occorrono le scuole, bisogna migliorare le strade, si organizzano colonie estive, cucine popolari, i mezzi di trasporto pubblico e le comunicazioni telefoniche, viene installata una fontanella pubblica in via Annia Regilla, si prepara il campo sportivo, prende forma l’Oratorio…”.
Il Comitato di Borgata scrivendo all’Assessorato dei LL.PP. del Comune di Roma ricorda, in data 9.3.50 la situazione delle scuole elementari (baracche di legno ormai quasi fradicio), del ponte sulla marrana (molto pericoloso e al di sotto del livello stradale) e accenna alle “ormai 4.000 anime che in appena un anno sono affluite nel nuovo Rione di Roma IV Miglio”.
Il 1951 è l’anno della meraviglia così scrive il cronista: “La nostra zona va di giorno in giorno crescendo di case e di popolazione. L’edilizia è in pieno sviluppo. Gli orti e i prati scompaiono per dare luogo a palazzine. Si vedono qua e là nuove strade con lavori di sistemazione in corso, fogne, luce ecc. Si aprono quasi di continuo botteghe, bar, aziende di questo o quel genere di lavoro. Tutto è in movimento. Anche i servizi pubblici: tram, autobus, posta, scuola, mercato ecc. vedono aumentare ogni giorno di più il personale onde andare incontro ai crescenti bisogni dei sempre più numerosi cittadini. Il continuo andirivieni di gente con auto, camions, e altri mezzi privati e pubblici, per commerciare, lavorare… dice chiaramente che in zona vi è un fermento di vita.
Quarto Miglio si incammina a diventare un quartiere di Roma, un vero e grande quartiere residenziale”.
Nel 1952 il Parroco scrive nel Bollettino: “La Parrocchia, che contava, fino a qualche anno fa, qualche migliaio di persone, oggi vede il suo numero più che quintuplicato, ed è in continuo aumento.
Gente venuta qui da ogni parte, delle più disparate professioni, arti, mestieri, abitudini, uniti alla comune necessità di vivere, dimora nel territorio che va dall’Acquedotto Claudio ai Pini dell’Appia Antica”.
“A suo modo sorge San Tarcisio con molti problemi e molte necessità”: sotto questo titolo un giornale del tempo (Il Popolo 21.8.52), descriveva la fretta con cui si sviluppava il quartiere. La scelta del luogo era giustificata dagli affitti accessibili e dalla vicinanza alla città.

(…) Siamo nel ’55. Pare che IV Miglio stia per delineare una sua fisionomia. Il Comitato di Borgata IV Miglio – Roma il 5 agosto informava la Guida Monaci che:
Acqua Santa – Tor Fiscale, 7° Km, Parrocchia Santo Stefano.
IV Miglio Appio, 9° Km, Parrocchia San Tarcisio.
Statuario (Borgata Caroni), Parrocchia S. Ignazio
Capannelle, 13° KM, Parrocchia Santa Barbara.
Negli ultimi anni passati formavano una sola Borgata IV MIGLIO – CAPANNELLE; oggi, le Borgate in parola fanno ognuna per sé ed hanno ognuna la loro Parrocchia e un loro Comitato di Borgata. Sono dunque quattro enti ben distinti l’un dall’altro tutti ben intesi sull’Appia Nuova”. E continua: “Il numero d’abitanti è di circa 14.000 ed è costantemente in aumento.
La Borgata si trova oggi in condizioni abbastanza fiorenti. Quasi tutte le strade sono sistemate, una parte di fognature, luce, telefono, autopullman ecc. mentre non si trascurano altre pratiche per una più ampia miglioria per quello che rimane da fare”.
La piazza antistante la Chiesa viene chiamata “Largo Padre Leonardo Bello” il 29.9.56 con la seguente motivazione: “La Borgata del IV Miglio ha particolari legami con Lui, per aver Egli posto alla cura della parrocchia… i Religiosi Francescani che tanto cooperarono, oltre che al bene spirituale, anche allo sviluppo urbano della zona, allora quasi deserta, divenuta oggi un attraente e distinto quartiere della città”.
Nel 1957 vengono fissati nuovi confini della Parrocchia di San Tarcisio che corrispondono più o meno a quelli attuali.
Così, con attrezzature e spazi sufficienti, con vitalità e punti di riferimento precisi, IV Miglio, al dire di molti, trascorre i suoi anni migliori.

[ fonte www.santarcisio.org ]

Vedi anche: https://biblioteorema.wordpress.com/iniziative-2/ricordi-di-iv-miglio/storia-di-iv-miglio/